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L'IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI IN PSICOTERAPIA


In questo articolo voglio condividere con voi alcune riflessioni sul mio lavoro.


Rivolgersi ad uno psicologo quando c'è un malessere individuale è come rivolgersi a un neurologo quando c'è mal di testa o a un gastroenterologo per il mal di pancia.

La differenza sta nell'"organo" che presenta sintomi. Infatti, lo psicologo non ha un organo in carne ed ossa da visitare o delle analisi di laboratorio per orientarsi nella diagnosi. Lo psicologo deve guardare un organo che non si vede. In una parola deve guardare L'ESSERE UMANO.


Partendo da questi presupposti è facile capire come fare una diagnosi, per lo psicologo, sia molto complicato e molto spesso richiede diversi colloqui (dal mio punto di vista, pochi o tanti dipende dalla complessità del problema e dall'esperienza del terapeuta)


Io, dopo oltre 10 anni di esperienza in psicologia clinica, posso affermare con decisione che non è possibile effettuare una psicoterapia che funzioni se non c'è una diagnosi.

La psicoterapia è un processo di cura che si basa sulla comprensione del problema iniziale.


Come fa lo psicologo a fare una diagnosi?

Lo psicologo, in quanto professionista sanitario, deve innanzitutto far riferimento ai nomenclatori riconosciuti dal sistema sanitario ovvero DSM-5 e ICD-10 (lo psichiatra si avvale di questi per fare diagnosi).

In questi nomenclatori sono catalogati tutti i disturbi psichici (Nell'ICD-10 ci sono tutte le malattie e non solo quelle mentali mentre nel DSM-5 ci sono solo i disturbi psichici).

Per chi fa il mio lavoro è ovvio che non tutti i pazienti che giungono in terapia presentino un disturbo psichico menzionato in questi nomenclatori (e questo rende ancora più complesso giungere ad una diagnosi). Qualcuno si e la maggior parte no. Eppure soffrono. Allora come fa lo psicologo ad avere una diagnosi utile ad una terapia?

Ci sono diverse opzioni: il colloquio clinico, i test psicodiagnostici e i questionari self-report.

Attraverso questi strumenti (uno o tutti, dipende da cosa sceglie di fare lo psicologo) è possibile avere una diagnosi "psicologica".

Nel mio caso, lavorando con un orientamento cognitivo-comportamentale, è più corretto dire "diagnosi cognitiva" che corrisponde ad una sorta di "mappa" di come la persona funziona.

Questo significa avere un'idea di quale disturbo psichico contenuto nei nomenclatori sopra citati si avvicina di più al paziente (sempre ammesso che ce ne sia uno) e poi sapere com'è il funzionamento cognitivo di quella specifica persona.


Solo dopo essere arrivati alla diagnosi (che in psicologia cognitiva è la comprensione del funzionamento di quella persona) può iniziare il processo di terapia ovvero un percorso costruito proprio sulla base della diagnosi.





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