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  • Dr.ssa Alessandra Zappellini

(PSICO)RECENSIONE: GREEN BOOK (2019)

Aggiornamento: 22 mag 2020



Sono andata al cinema a vedere quello che tutti mi dicevano essere un bel film. Questo film ha ricevuto il premio Oscar 2019 come Miglior film e, la mia opinione, è che sia tutto meritato.

Al di là di tutto ciò che si potrebbe dire sul tema del razzismo che fa da filo conduttore al film, la mia recensione va al personaggio di Don Shirley, musicista di colore che viene trasportato in gran parte dell’America da un autista di origini italiane ex buttafuori.

Il film è tratto da una storia vera per cui i personaggi sono persone realmente esistite. Nel film viene data enfasi ad alcuni comportamenti “disadattivi” di Don Shirley.

Don Shirley non è stato integrato nel mondo dei bianchi perché di colore. Lo ascoltavano esibirsi perché un bravo musicista. Era la star della serata ma non poteva cenare nella stessa sala delle persone bianche. Allo stesso modo non era accettato dalle persone di colore perché troppo diverso da loro. Sempre vestito elegante e dai modi che lasciavano trasparire un alto livello culturale, di certo non era simile a chi, in quegli anni, era schiavizzato e sfruttato per lavorare nei campi. Anche la sua identità sessuale non è chiara. E’ stato sposato a una donna ma ama gli uomini.

Nel film lui stesso si definisce non abbastanza bianco, non abbastanza nero e non abbastanza uomo. Dal punto di vista psichico, non trovare la propria identità, di solito esordisce in disturbi psichici e/o comportamenti disadattivi come ad esempio l’abuso di alcol, l’isolamento o altro. Don Shirley non era all’epoca in grado di integrare in un a sua identità univoca tutte le sue componenti e così si isolava e beveva sia quando si trovava in un luogo di soli bianchi, sia quando si trovava in un luogo di soli neri. E’ stata fondamentale per lui l’amicizia con Tony Vallelonga, il suo autista, che lo accompagna non solo fisicamente da una tappa all’altra dell’America, ma gli fa anche scoprire come fosse possibile integrare nella sua identità tutto ciò che era.

Questo film dovrebbe farci riflettere su come ideologie assurde che categorizzano le persone in modo così rigido siano inaccettabili perché sono queste ideologie stesse che provocano spesso comportamenti antisociali e/o disadattivi da parte di chi viene escluso e alla successiva reazione di chi esclude in un escalation di violenza e/o esclusione che non possiamo accettare.


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