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  • Dr.ssa Alessandra Zappellini

IPOCONDRIA, ANSIA E SOMATIZZAZIONI


“Molte persone pensano a chi soffre di ipocondria o disturbo da sintomi somatici come ad un «malato immaginario» o come a qualcuno che trae gratificazione dal presentarsi agli altri come ammalato. La realtà è molto diversa.”

«Ipocondria» è un termine utilizzato da alcuni manuali diagnostici (ICD-10) per descrivere la preoccupazione eccessiva di avere una malattia fisica.

Siccome il termine «ipocondria» viene spesso rifiutato da chi ne soffre (che sta realmente male), nel tempo è stato sostituito con DISTURBO D’ANSIA DI MALATTIA.

Il disturbo d’ansia di malattia è stato inserito, nel DSM-5, nella sezione DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI E DISTURBI CORRELATI.

Tipicamente gli individui con disturbo da sintomi somatici presentano contemporaneamente molteplici sintomi somatici oppure un solo sintomo somatico. I sintomi somatici possono essere o meno associati ad un’altra condizione medica e spesso la diagnosi di disturbo da sintomi somatici e malattia organica si verificano insieme. Ad esempio un soggetto può divenire invalido a seguito dei sintomi di un disturbo da sintomi somatici dopo un infarto miocardico senza complicanze, anche se l’infarto non ha provocato alcuna invalidità.

Chi è soggetto ad ansia di malattia non presenta sintomi somatici importanti, più spesso sono normali sensazioni fisiologiche e il disagio della persona non viene dal sintomo in sé ma dal significato che gli attribuisce ovvero «avrò una grave malattia» o simili.

Ci sono tipicamente degli aspetti comportamentali che un soggetto con disturbo da sintomi somatici mette in atto che vanno, contrariamente alle aspettative di chi li mette in atto, ad alimentare il disturbo peggiorando, nella maggior parte dei casi, i sintomi somatici stessi. Tali comportamenti sono riconducibili a tutti quelli messi in atto dal paziente con lo scopo della rassicurazione.

Ma come si sviluppa un disturbo da sintomi somatici? Principalmente da un fattore scatenante che può essere un’esperienza diretta o indiretta di qualche sintomo o malattia. Da questo fattore poi vengono attivate delle credenze cognitive sullo stato di salute che portano all’interpretazione distorta dei sintomi. Questa modalità di pensiero attiva l’ansia che a sua volta è costituita da un’attivazione fisica che, nella modalità di pensiero sopra descritta, diventa a sua volta segnale che qualcosa non va e autoalimenta il sistema.

Oggi sono disponibili trattamenti di provata efficacia per l’ipocondria (Creed, 2006).

Poiché i soggetti con ipocondria partono dal presupposto di avere una malattia fisica (e nella maggior parte dei casi ci sono veramente sintomi somatici), si rivolgono principalmente al medico e vedono con diffidenza l’invio ad uno psicoterapeuta. E’ molto importante mantenere una stretta collaborazione tra medico e psicoterapeuta. Il soggetto ipocondriaco va compreso nel suo dolore e nelle sue sofferenze e non deve essere abbandonato dal medico e «passato» ad uno psicoterapeuta. Numerosi studi scientifici dimostrano che ad oggi il trattamento più efficace dell’ipocondria sono la TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE STANDARD e/o LA TERAPIA METACOGNITIVA. Su tutte le altre forme di psicoterapia non esistono ad oggi prove di efficacia.

Molte persone pensano a chi soffre di ipocondria o disturbo da sintomi somatici come ad un «malato immaginario» o come a qualcuno che trae gratificazione dal presentarsi agli altri come ammalato. La realtà è molto diversa. La persona «ipocondriaca» spesso non riceve l’ascolto e l’attenzione di cui ha bisogno e questo aggrava il quadro sintomatico fino, a volte, a portare allo sviluppo in comorbilità con altre patologie come ad esempio la depressione.

BIBLIOGRAFIA

- "Ipocondria, ansia per le malattie e disturbi da sintomi somatici. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo" di Daniela Levani, Marco Lussetti e Daniele Piacentini. Edizioni Erikson (2017)


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