L’adolescenza ha iniziato ad essere considerata un problema psicologico tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900.
Le problematiche di questa fase evolutiva sono da collegare ai cambiamenti radicali e rapidi di quegli anni ovvero:
Maturazione fisica: le modificazioni corporee cambiano la percezione del proprio corpo e possono comparire timori legati all’adeguatezza del proprio corpo. uesti timori
Maturazione sessuale: con la maturazione dei caratteri sessuali, si viene a creare nell’adolescente una tensione sessuale che, nella maggior parte dei casi viene tradotta in attività sessuali sul proprio corpo.
Passaggio da infante ad adulto: l’adolescente non è né un bambino né un adulto e questo lo pone in una condizione di marginalità categoriale e lo spinge a cercare un’identità che spesso trova nel gruppo di coetanei
Pieno sviluppo cognitivo: verso gli 11-12 anni lo sviluppo cognitivo si completa e viene acquisita una modalità di pensiero chiamata ipotetico-deduttivo ovvero basata sulla capacità di ragionare per ipotesi in modo astratto
Il disagio avvertito dagli adolescenti ruota principalmente intorno a due fattori: immagine corporea e ruolo sociale. In alcuni casi il disagio può diventare un problema vero e proprio e sfociare in disturbi psichici come depressione, disturbi del comportamento alimentare, disturbi d’ansia, dipendenza da sostanze…ecc…o in comportamenti devianti.
In questi anni il rapporto coi genitori è difficile e delicato. Il ragazzo o la ragazza necessitano di autonomia per sviluppare la propria personalità ma nello stesso tempo hanno ancora bisogno di dipendenza. I genitori devono riuscire a fornire entrambe le cose e questo non sempre riesce.
L’atmosfera famigliare ottimale quando in casa c’è un adolescente è quella in cui i genitori riescono ad avere un atteggiamento di accettazione nei confronti del figlio e ad equilibrare una lieve dominanza ad una lieve sottomissione senza far prevalere l’una o l’altra.