Le bugie rappresentano una tappa evolutiva assolutamente obbligata per lo sviluppo dell’essere umano.
Intorno ai 3-4 anni i bambini capiscono che è possibile dire cose false e inventare cose che non esistono. In questo modo il bambino capisce che il suo pensiero è solo suo e che gli altri non possono saperlo. In questa fase, però, i bambini sono anche convinti che basti negare la realtà per cancellarla (ad esempio quando combinano un guaio e vengono scoperti spesso asseriscono “non sono stato io” sapendo che non è la verità ma pensando di poter modificare i fatti solo per aver dato una versione diversa dalla verità).
Crescendo, intorno ai 9-10 anni, i bambini imparano la tecnica della dissimulazione ovvero imparano ad omettere parti “scomode” della realtà e ad enfatizzare parti positive (ad esempio un bambino può raccontare al genitore del 10 che ha preso in storia tralasciando la nota che ha preso in matematica). Questo meccanismo serve al bambino per sentirsi meno in colpa.
Fino a qui è tutto normale e necessario per lo sviluppo del bambino.
Ci sono però dei casi in cui le bugie possono diventare il segnale di qualcosa che non va. Il primo campanello d’allarme è dato dalla frequenza con cui un bambino mente. Quando le bugie diventano troppo frequenti, i bambini, attraverso di esse, iniziano a costruirsi un “mondo parallelo” diverso dalla realtà. Questo di solito accade perché nella realtà del bambino c’è qualcosa che non gli piace o, peggio, che lo sta facendo soffrire e le bugie diventano una difesa per soffrire meno.