Esiste un esperimento di psicologia sociale condotto nel 1971 dal professor P.Zimbardo che si proponeva di studiare il comportamento delle persone in base al gruppo di appartenenza.
Furono scelti a caso 24 studenti universitari: 12 dovevano “giocare” il ruolo di carcerati e 12 dovevano “giocare” il ruolo di guardie.
Tutti i partecipanti all’esperimento furono inseriti in una finta prigione allestita nell’Università di Stanford. Alle guardie fu data l’unica istruzione di “fare tutto ciò che ritenevano opportuno per far osservare le regole”, mentre i detenuti furono avvistati delle condizioni di umiliazione che li avrebbero aspettati in quanto carcerati.
La durata prevista per l’esperimento era di 2 settimane ma, la drammaticità delle cose successe all’interno di quella finta prigione portò gli sperimentatori ad interrompere il tutto dopo soli 6 giorni dall’inizio.
Cosa successe di così drammatico?
In soli 6 giorni gli studenti che dovevano interpretare il ruolo di guardie divennero estremamente aggressivi, sadici e maltrattanti, mentre gli studenti che dovevano interpretare il ruolo di carcerati mostravano segni di stress e depressione.
Perché è successo questo? Perché una “finta” e diventata teatro di atti cattivi e privi di morale rivolti verso i propri simili?
La spiegazione che diede il Prof. Zimbardo fu la seguente: quando un individuo si trova ad agire all’interno di un gruppo, perderebbe il controllo della propria mente e quindi anche dei principi morali in essa contenuti. Ciò sarebbe reso visibile dai suoi comportamenti in grado di divenire aggressivi, crudeli e ingiusti proprio a causa della disattivazione dei principi morali individuali.
Questo esperimento fu fatto nel 1971 con un gruppo di solo 24 studenti.